Sunday, December 30, 2007

It's a dream!

Tuesday, December 25, 2007

Moleskine

Moleskine Stefano Faravelli second notebook @ Detour

Stefano Faravelli was born in Turin. After his studies at the Academy of Fine Arts, he graduated from the University of Turin. Since 1987, he has worked as stage designer and painter at Guido Ceronetti's "Teatro del Sensibili". He displayed his works at many exhibitions in Italy and abroad. In 2000 he presented "De Contrapuncto Triumphi" at the Galleria Jannone, for which Giorgio Soavi announced him best artist of 2000 (Il Giornale dell'Arte, January 2001).
His works appear in a wide number of publications, and critical appreciations of his work have been written by Giovanni Arpino, Guido Ceronetti, Fabrizio Dentice, Nico Orengo, Massimo Rosci, Vittorio Sgarbi, Giorgio Soavi, Marco Vallora, Renata Pisu.

Sunday, December 23, 2007

Che botta!

L'angolo della medicina

Scusate ma non pensavo che un corpo potesse produrre e contenere così tanto...Catarro.

Il catarro è un insieme di secrezioni liquide o dense di muco dovute ad alterazioni delle mucose nasali e faringee. Il catarro può derivare principalmente da due cause:

* secrezioni liquide dovute a raffreddore, influenza, allergie
* secrezioni dense dovute ad un ambiente secco, infezioni del naso e delle vie respiratorie (ad esempio dei polmoni) o allergie spesso dovute a cibi e prodotti caseari.

Il catarro può portare a sinusiti acute.

Thursday, December 20, 2007

Viva la Vinyl!!!

Cari discografici, ridateci il vinile

Tramonta anche il Cd: non vogliamo più bene ai "supporti". Ed è un errore.

di ERNESTO ASSANTE

Cari discografici,
chi vi scrive è stato ed è un grande appassionato di musica, un forte consumatore di musica, una persona che per merito del mercato discografico ha potuto conoscere ed amare migliaia, decine di migliaia, di dischi e di artisti. Ed è con grande malinconia, tristezza, che osservo il declino, costante e apparentemente ineluttabile, del mercato discografico odierno, il declino del cd. Ormai non fa più nemmeno notizia. 10 per cento in meno, 20 per cento in meno, il calo costante delle vendite, i licenziamenti, le ristrutturazioni, si susseguono con tale rapidità da lasciare ormai indifferenti gli spettatori, che già immaginano come andrà a finire.

La colpa? è del cd, del compact disc. O meglio, la colpa è nostra, degli appassionati, dei consumatori, che si sono disaffezionati al supporto, che non vogliono bene al cd. No, non vi meravigli il termine "voler bene". Chi ama la musica ama anche gli oggetti che hanno saputo contenerla. Il pubblico, i consumatori, hanno amato profondamente i dischi nelle loro successive incarnazioni, dal 78 giri al 45, dall'Lp alla cassetta, fino al cd e all'iPod. Ma la battaglia tra questi ultimi due, il compact disc e l'iPod sembra la stia vincendo il secondo.
Il motivo, mi sembra, è semplice: voi discografici avete perso il dominio della copia, che è passato completamente nelle nostre mani, quelle dei consumatori. Da quando la musica è diventata digitale non siete più voi gli unici a poter fabbricare dischi. Con i nostri computer e i masterizzatori siamo in grado di copiare la musica su cd fatti in casa, di produrre compilation, di rimescolare i dischi più celebri, di riprodurre gli album originali, e queste operazioni sono talmente poco costose da farci dubitare del valore di un cd originale. Non solo: mentre fino a qualche anno fa le copie che compravamo dai pirati erano su cassetta, qualitativamente inferiori agli originali su vinile, oggi le copie del mercato pirata sono perfettamente eguali ai cd che si trovano nei negozi.

Certo, non ci sono le indicazioni sui dischi, le copertine sono a dir poco raffazzonate, magari anche le masterizzazioni non sono tra le migliori, ma il risultato è soddisfacente per chi spende i 5 euro (spesso anche meno) richiesti dai venditori di strada. Vi siete mai chiesti il perché? Perché delle copertine dei cd la gente non sa che farsene, perché di quello che c'è scritto sui dischi, stampato in corpo 5, con caratteri illegibili per un occhio normale, nessuno ha notizia. Perché il cd pirata lo si mette in macchina, senza copertina, buttato tra un fazzoletto per il naso e una cartina stradale. Perché il cd non vale più di cinque euro, anche quand'è originale. E non è un oggetto al quale gli appassionati di musica si sono affezionati, non sono oggetti che un appassionato di musica vuole conservare, proprio perché non hanno copertine, non hanno immagini da vedere, cose da leggere, non rappresentano gli artisti e le loro idee, sono solo supporti, non sono la musica. Poi è arrivato l'iPod e i lettori mp3.
Per un appassionato di musica è come portarsi in tasca l'Eden, tutta la musica che voglio, che amo, che posso ascoltare come e quando voglio. Mi viene in mente un brano, uno qualsiasi, lo scarico e lo ascolto. E pago. Perché quell'euro a canzone è un prezzo che mi sembra equo, vista la comodità del poterlo portare in tasca e, se voglio, metterlo su un cd. Ho un iPod pieno di musica e lo continuerò a riempire, ma non è questo il modo in cui voglio conservare la musica che amo.

Abbiamo, dunque, una modesta proposta da fare.
Ridateci il vinile.

Ma come, improvvisamente si vuole tornare indietro? Nel bel mezzo della rivoluzione digitale si pensa a tornare al prodotto analogico? No, non preoccupatevi, non è così. O meglio, non è solo così. Nel senso che i modi in cui la gente acquisterà musica nel prossimo futuro potrebbero, dovrebbero, essere tre: tramite file, per chi vuole ascoltare musica con i lettori mp3 o con i cellulari, per chi vuole masterizzare i propri dischi; tramite cd, per chi non vuole fare la fatica di scaricare la musica attraverso i computer o i telefonini, e non vuole perdere tempo con i cd "fai da te", o semplicemente non ama gli mp3 e preferisce tenere centinaia di cd in macchina; con il vinile, per chi vuole conservare i dischi, per chi ama le opere degli artisti e vuole essere legato a queste da un filo emotivo che è tenuto dall'oggetto stesso.

Il disco in vinile non è un "supporto" ma è l'opera. Dark side of the moon, o Stg. Pepper, o Highway 61, non sono collezioni di canzoni, sono "dischi". Così come i Promessi Sposi non sono uno scritto ma un libro. Il libro non è un supporto cartaceo, è l'opera stessa. Che non può essere copiata se non in qualcosa che libro non è. E il vinile non può essere copiato se non su cassetta o cd, il dominio della copia in vinile non è mai passato nelle mani di noi consumatori e appassionati. E il disco in vinile si rovina, si graffia, s'impolvera, se io voglio bene al disco voglio e debbo conservarlo. Il disco in vinile ha una copertina che è parte integrante del disco stesso, identifica l'opera, la illustra, in qualche caso la spiega. Ed è un oggetto come questo che gli appassionati di musica vogliono avere, vogliono conservare. Non il cd, che invece è piccolo, portatile, comodo, adatto ad essere messo in auto o portato in giro. Cd che posso perdere o che si può anche rovinare, perché al massimo ne posso masterizzare un altro, perfettamente identico al primo.

Ridateci il vinile, ridateci la possibilità di avere dischi che durano trenta, quaranta minuti, fatti di canzoni e brani che gli artisti hanno voluto metterci, senza inutili e insulsi riempitivi. Ridateci il vinile, ridateci un oggetto che magari si sente peggio, che non è portatile, che è grande e scomodo, ma che rappresenta la musica quanto la musica che contiene. Ridateci il vinile, che ha un valore intrinseco che nessun cd riuscirà mai ad avere. Ridateci il vinile, assieme ai file mp3 e ai compact disc, utili ognuno per un motivo diverso. Certo, magari guadagnerete meno, magari i clamorosi fatturati che l'industria discografica ha fatto da quando è arrivato il compact disc non li vedrete più, ma di sicuro non perderete l'anima e il lavoro. Il lavoro lo state già perdendo, l'anima la state per perdere, trasformandovi in venditori di magliette, poster, gadget, venditori di diritti televisivi e radiofonici, produttori di concerti e di dvd, di certo non più "discografici". Ridateci il vinile e provate a salvare il vostro, nostro, mercato della musica, abbandonando l'idea di vendere pezzi di plastica e tornando a vendere dischi.

articolo: La Repubblica
immagine: Somnambulist911

Tuesday, December 18, 2007

Copy Cat


Non so dove ma questa idea per i biglietti di natale...l'ho già vista da qualche parte...


Monday, December 17, 2007

Keep it simple!


"Oppressi da pulsanti, funzioni e menù di dvd sempre più complicati e da software immancabilmente accompagnati da interminabili volumi di istruzioni; alle prese con reti, grappoli e intrecci di problemi complessi, ci giunge come un gradito e inaspettato regalo questo piccolo e denso trattato sulla semplicità.
Semplicità nel design, nelle tecnologie, negli affari e nella vita: con dieci leggi semplici e pertinenti impariamo a smontare e rimontare la legge che le racchiude tutte ed esprime l’istruzione operativa fondamentale: «Semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo». Una verità facile quanto indispensabile, se è vero che la semplicità preserva la salute mentale. Attenzione, però: semplicità non significa appiattimento. Ci vuole una certa abilità a semplificare senza perdere niente di essenziale. Anche per definire le dieci leggi della semplicità ci voleva un esperto, capace di concentrare tutto in poche pagine, da leggere tranquillamente anche durante la pausa pranzo o un breve volo aereo: l’autore non poteva certo smentire la sua terza legge, quella del Tempo"


Friday, December 14, 2007

Alta Reiza


World Champion Thomas Frischknecht and friend Hans Rey decided to spend the post race season enjoying the great trails in the Alta Rezia area of Switzerland.

Thursday, December 13, 2007

Lo sapranno che qualcuno ha inventato le grondaie?

Che città è una città dove non ci sono grondaie? Una città dove quando piove ti bagni di più a camminare lungo i muri che a camminare in mezzo alla strada?
Non ho l'ombrello e dai cornicioni cadono goccie grosse come palle da tennis. La pioggia cade fitta. La strada è una pozzanghera unica dato che i sanpietrini sono belli ma tutti disassati. Piove e cammino in fretta. Passare sotto alcuni balconi vuol dire fare una doccia. I jeans incominciano a bagnarsi. La sensazione di umido aumenta. Al sacchetto di carta che ho in mano si stacca una maniglia. Rimpiango i sacchetti di plastica.
Qualcuno un giorno ha inventato le grondaie, forse qui la notizia non è arrivata e forse è meglio che mai arrivi perchè potrebbe portare a una rivoluzione.
Qualcuno potrebbe obiettare che qualcuno ha inventato anche l'ombrello e che io potrei usarlo...e io non potrei fare altro che sottolineare che è un'ottima osservazione. Però...se una città non ha le grondaie...io, piccolo uomo, potrò permettermi di non avere l'ombrello...o no? Forse dovrei evitare questa città nei giorni di pioggia. Si potrebbe essere una soluzione valida.

Wednesday, December 12, 2007

Suggestions

Wednesday, December 05, 2007

L'ho sempre sostetuto...

Fermi tutti...il multitasking fa male
di Andrea D'Ambrosio

Take it easy, verrebbe da dire, perché fare tante cose contemporaneamente non è detto che significhi anche farle bene. Sembra banale ma non lo è, come si deduce da un articolo del New York Times sull’essere multitasker. Rispondere al cellulare mentre si guida la macchina, dare un’occhiata alla chat, leggere un documento e intanto consultare anche la posta elettronica sono esempi di multitasking. Il termine arriva dall’informatica ed è ormai entrato nel linguaggio comune. Tutti sono più o meno vittime, i giovani pare di più, del rumore di sottofondo imposto dai diversi aggeggi elettronici che affollano la vita quotidiana. Il problema all’ordine del giorno, però, è se svolgere molteplici attività in contemporanea faccia bene al cervello o se alla lunga questa abitudine possa determinare una difficoltà di concentrazione sulle singole cose. Se il multitasking in ufficio sia davvero un fattore di maggiore produttività o invece un elemento di dispersione (e un costo economico). “Diverse ricerche”, scrive il Nyt, “indicano con evidenza i limiti del multitasking”. Il cervello umano è una potente centrale elettrica cognitiva grazie ai suoi neuroni e alle connessioni sinaptiche, sostiene un neurologo interpellato dal quotidiano americano, ma “uno dei suoi limiti più evidenti è l’incapacità di concentrarsi su due cose contemporaneamente”. In genere abbiamo l’impressione che il nostro cervello sia in grado di fare più cose di quanto realmente possa, spiega il ricercatore. Il Nyt cita poi i risultati di un’altra indagine: i maggiori utilizzatori di posta elettronica della società presa in esame dallo studio sarebbero anche i più produttivi. Si tratterebbe però di eccellenze, tanto che alcuni ricercatori hanno ipotizzato per l’economia americana una perdita, dovuta alle “interruzioni” da multitasking, di circa 650 miliardi di dollari all’anno. Cifra da leggere con grande prudenza, anche perché le “interruzioni” dipendono spesso da come si lavora . “Quello che per una persona rappresenta un’interruzione” scrive il Nyt “per un’altra è una forma di collaborazione”. D’altra parte la scienza non sempre offre risposte univoche. Il Washington Post qualche mese fa ha riportato i risultati di una ricerca dell’Università della California: è scientificamente provato che è meglio evitare di guardare la televisione o ascoltare la musica mentre si studia. Ottimo, avranno pensato i genitori a cui era esplicitamente rivolto l’articolo. Passa qualche mese e il settimanale Newsweek, sulla base di una ricerca della British Columbia, si lancia invece in un elogio del disordine. Il rumore pare faccia bene alla capacità di concentrazione degli studenti. Chi glielo dice adesso ai lettori genitori del Washington Post?